Biografia

Federico Garofoli, nobiluomo e benefattore, nato a Verona il 2 agosto 1789, morto a Gambarare, Venezia, il 16 marzo 1861

Federico Garofoli, avvocato e nobiluomo, era un possidente che lasciò le sue proprietà nel territorio di San Giovanni Lupatoto al comune a favore dei poveri del paese. Era nato a Verona da Vincenzo Garofoli, colonnello del Genio della Repubblica di Venezia, e da Eleonora Barbetta. A diciannove anni si laurea all’Università di Padova (“versatissimo nella scienza del diritto e profondo conoscitore delle cose feudali”) e raggiunge in breve la fama come avvocato, attività “che gli fruttò vistosa fortuna”49.
Nel testamento, stilato di suo pugno l’1 marzo 1861, esprime il desiderio di essere tumulato “nel mio oratorio della Garofola a San Giovanni Lupatoto” (in effetti viene poi sepolto nel cimitero di Gambarare dove era morto). Si tratta delle corte agricola del Garofolo, posta attualmente in confine con il territorio di Verona nei pressi di Palazzina. Essa era amministrata dal conte Giuseppe Bagatta, cugino del possidente. Infatti le disposizioni testamentarie riportano la volontà del Garofoli di “lasciare in legato al carissimo cugino e costantissimo amico cavaliere Giuseppe conte Bagatta che ha sempre con tanta cordialità assistito ai miei affari di colà, l’usufrutto vitalizio dei miei immobili di Verona e della Garofola, comune di San Giovanni Lupatoto”. A Verona, il Garofoli aveva anche un agente, al quale “lascia in legato 10 fiorini al mese vita natural durante”.
Federico Garofoli dispone così per i beni di San Giovanni Lupatoto: “Di ogni mia facoltà stabile e mobile, azioni e ragioni tutto compreso e niente eccettuato (…), ordino e voglio che siano usufruttari in eguali porzioni i miei due amatissimi cugini signor Gio Batta Barbetta e signor Carlo Giovanni Bandini. Vita natural durante i detti miei eredi avranno cura di dette mie facoltà
e con il netto prodotto di esse daranno ricovero assistenza, per quanto potrà essere convenevolmente sostenuto dalla loro benefica e caritatevole generosità, ai comunisti poveri di San Giovanni Lupatoto colle rendite del Veronese ed a quelli delle Gambarare, luogo del Bottenigo, colle rendite appunto del Bottenigo, Mestre e Marghera, assistendo in preferenza le famiglie più indigenti fra i comunisti, lavoratori ed ammalati e senza nessuna loro dipendenza dai sostituti o loro autorità tutoria”. Continua il testamento: “Spirata la sostituzione con reciproca dei miei eredi suddetti sostituisco in tutte le mie facoltà esistenti nella provincia di Verona i detti comunisti di San Giovanni Lupatoto e per quelle esistenti nella stessa città di Verona sostituisco quella Casa di Ricovero”.
Il nobiluomo veneziano Garofoli aveva proprietà, oltre che a Verona e a San Giovanni Lupatoto, anche a Venezia. Agli asili di Carità di Venezia lascia infatti in legato “il palazzo di San Samuele in Banco Lezze” e dispone “in favore di tale istituzione che le rendite tutte di mia ragione siano esclusivamente applicate ad estendere il beneficio della custodie e della educazione di tanti dei maschi ricoverati quanti si possano con dette rendite e fino all’età e condizioni che li rendano
accoglibili in altri Istituti od in officine o collocamenti di minore pericolo”.
L’amministrazione comunale, nel 1876, convertì il lascito in Opera Pia, intitolò a Federico Garofoli la più lunga via del paese (quella che partendo dalla chiesetta della Madonnina porta verso Verona) e lo ricordò anche con un busto in marmo tuttora situato nella principale sala del municipio dove si tiene il consiglio comunale. Le proprietà, in prevalenza terreni agricoli situati sulla destra (dalla vecchia conceria fino alla corte del Garofolo) e sulla sinistra della strada provinciale per Verona, furono vendute negli Anni Settanta del 1900 quando presidente della Pia Opera era lo scrittore e storico Dino Coltro. I terreni ceduti concorsero non poco allo sviluppo economico del paese in quanto su di loro sorse la nuova zona industriale, oggi trasformata in gran parte in direzionale commerciale.
Il controvalore della vendita fu investito nel 1980 nella realizzazione del centro sportivo Garofoli (le piscine di viale Olimpia) successivamente acquisito dal comune. I redditi anno per anno ricavati dagli affitti degli immobili concorrono alla somma destinata dall’amministrazione comunale per l’assistenza ad anziani ed ammalati ricoverati nelle case di riposo.
I beni del Legato Garofoli, oggi consistenti prevalentemente nella scuola materna di via Rovigo intitolata allo stesso, alcuni appartamenti e disponibilità finanziarie, sono attualmente amministrati dalla Pia Opera Garofoli, ente benefico che persegue nel suo operato il fine disposto dal benefattore. Federico Garofoli lasciò anche otto medaglieri al Museo Correr di Venezia (nei cui fondi è conservata anche una sua lettera) e per questa donazione è ricordato fra i benefattori.
Nell’estratto dell’atto di morte rilasciato dalla chiesa parrocchiale di Gambarare si attesta che il “dottor Federico Garofoli, di anni 73, celibe, possidente. Domiciliato a Venezia venuto al 4° Bottenigo a visitare i suoi beni, morì il 16 marzo 1861 alle 3 pomeridiane di appoplessia cerebrale, munito dei Santissimi Sacramenti, di Confessione e Estrema Unzione, fu con ufficio funebre provvisoriamente tumulato nel cimitero di questa chiesa il 18 marzo 1861”.
Il parroco di Gambarare, don Clemente Bonifacio, nel quarto anniversario della morte dell’illustre benefattore, il 16 marzo 1865, pronunciò un forbito e lunghissimo discorso nel quale ricordò “che la gloria maggiore d’un grande consista nell’essere benefattore d’altrui”.

Corte Garofolo

La corte Garofolo, situata nei pressi di Palazzina, fra la strada provinciale per Verona e la riva destra dell’Adige. La corte era una delle principali proprietà di Federico Garofoli in San Giovanni Lupatoto. Nel suo testamento il benefattore aveva disposto di essere in essa sepolto ma le sue spoglie giacciono a Gambarare (Venezia). ASVr, Fondo Esposti, disegno 38.